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Santa Marta, il drago e l'aspersorio
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Marta
di Betania, un paese vicino Gerusalemme, è citata nei Vangeli di Luca e
di Giovanni, come sorella di Maria e di Lazzaro, tutti e tre amici di
Gesù. Dopo l’Ascensione di Cristo, secondo la Legenda aurea di Iacopo da Varagine, insieme ai fratelli, “fu gettata dagl’infedeli su una nave senza vele, senza remi e senza nocchiero”.
La nave approdò miracolosamente alle foci del Rodano, in Provenza, dove
un drago, chiamato Tarasca, si nascondeva nelle acque del fiume. Per
difendere la popolazione dalle continue aggressioni del mostro, Santa
Marta, con coraggio e salda fede lo affrontò, armata solo di acqua
santa e aspersorio. Il “serpente d’acqua”,
simbolo di un paganesimo crudele e indomabile, si ammansì e potè essere
così ucciso dalle genti del luogo. Forse, in questo pericoloso
confronto, la malefica creatura non fu così arrendevole come vuole la
tradizione e prima che la l’intrepida Santa potesse domarne la ferocia
dovette respingerne i micidiali attacchi e resistere alle strette
mortali delle sue gonfie spire.
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