San
Sebastiano,
ufficiale dell’esercito romano e protettore dei cristiani, nudo come
Cristo è martirizzato dalle frecce, a cui sopravviverà per miracolo.
Per
questo è invocato come santo taumaturgo
in caso di malattie o epidemie, spesso insieme a San Rocco, altro santo
guaritore. La tradizione (per tutti il
Mantegna e Reni) lo rappresenta con il suo giovane corpo eburneo e dalle forme
perfette, sereno e trionfante su un
martirio che dovrebbe essere micidiale. Nell’incisione, appeso come Cristo alla colonna, c’è,
in contrasto con la tradizione, quel che resta di un nero corpo
catafratto, tragicamente prostrato dall’agonia e ormai quasi privo
vita. Sopra la colonna a
cui è legato, ci sono delle volute tentacolari, un motivo simbolico che
vuole alludere
al potere della Chiesa, la cui forza è
fondata sul sacrificio dei santi, la cui
testimanonianza (martiri in greco significa “testimoni”) è fondamentale
per la trasmissione del suo messaggio religioso al mondo intero, che avviene attraverso una sinuosa e inquietante
antenna. |