Carlo Somaschini - incisore - Sant'Agata, i seni

incisore



Sant'Agata, i seni

 

A volte al simbolo accade che si moltiplichi. È il caso di Santa Agata, patrona di Catania, martire durante le persecuzioni sotto l'imperatore Decio nel  250 d.C. Il racconto del suo sacrificio narra che tra le tante torture le fossero strappati o tagliati i seni. È per questo che nella tradizione iconografica, da Piero della Francesca a Zurbaran, la Santa è rapprentata con la palma del martirio in una mano mentre con l’alta regge un piatto su cui si trovano i seni recisi, come una piccola natura morta. In questa incisione i simboli si sono quadriplicati così come le braccia della Santa, rendendo quasi inevitabile un accostamento con la dea indiana  Kalì e la greca Demetra di Efeso, in una rappresentazione sincretica di una vergine martire cristiana che è, nello stesso tempo, una divinità pagana misteriosa e potenzialmente pericolosa, come il vulcano sullo sfondo della scena. La moltiplicazione del simbolo è tanto irrefrenabile, che se ne osservano visibili cenni anche nelle cupole delle torri della cinta muraria e nelle alte nuvole del cielo.