Carlo Somaschini - etcher - St. Antony, the Temptations

incisore


Sant'Antonio, le tentazioni


 
 

Sant’Antonio era un eremita dell’Egitto vissuto tra III e IV secolo e fondatore del monachesimo cristiano. Come altri anacoreti dell’epoca, abbandona la corruzione della città e si rifugia nel deserto della Tebaide testimoniando la propria fede con una ascesi solitaria e radicale. È proprio nel deserto che i suoi discepoli lo troveranno privo di  coscienza e coperto di piaghe e ustioni. Erano i segni della lotta con il diavolo  che era venuto a tentarlo con i suoi  mostruosi assalti. Antonio vince le brutali tentazioni del Maligno e le fiamme dell’inferno mostrando quel coraggio e quella fermezza che ebbero i primi martiri cristiani. E per questo diventerà un santo molto amato e riconoscibile per via della tonaca monacale, del bastone a forma di T e del maiale, dal cui grasso si ricavavano quei linimenti, che erano l’unico rimedio contro quel devastante “fuoco” che porta proprio il suo nome.
Per la popolarità del santo taumaturgo, Le tentazioni di  sant’Antonio diventeranno uno dei soggetti  più frequentati nella storia della pittura europea. Il tema della lotta tra il Male con le sue lusinghe e la sua proteiforme ferocia e la solitudine del santo, armato della sola fede, ha percorso la storia dell’arte dal Rinascimento fiammingo (Bosch, Brueghel o Grünewald)  fino alle avanguardie del Novecento (Max Ernst e Dalì). Le tentazioni assumono forme fantastiche di  animali  ibridi, frutto di una contaminazione contro natura, dove ogni limite tra il mondo umano e animale è cancellato. Oggi, nel nostro mondo dominato dalla Tecnica, quei mostri inevitabilmente sono anche macchine e bestie nello stesso tempo, impegnate in una violenta lotta intestina e del tutto estranee al Santo, che, assorto nelle sue meditazioni, è finalmente libero da ogni loro maligna minaccia.