incisore
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Sant’Erasmo fu vescovo di Antiochia e martire al tempo di
Diocleziano, nei primi anni del IV secolo. Nell’incisione il suo simbolo, l’argano
a manovella, occupa lo spazio centrale. Montato su un'imponente struttura esso
raccoglie, arrotolandoli, gli intestini
del martire condannato all’eviscerazione (l’asporartazione degli organi
interni), un supplizio spesso rappresentato nella tradizione con inevitabile
toni truculenti ed efferati (Sebastiano Ricci, Giacinto Brandi o Nicolas
Poussin). La condanna sembra alludere
alla volontà dei persecutori di strappare dal corpo quella fede di cui non capivano il rivoluzionario messaggio. I lunghi pali
sono un’esplicita citazione della Leggenda della vera croce di Piero della Francesca, quando l’ebreo Giuda
viene estratto dal pozzo in cui era
stato gettato, per convincerlo a rivelare il luogo dove era sepolta la croce di
Cristo. Gli intestini del martire però trapassano il suo corpo e sembrano
provenire da una cavità molto più profonda, sottostante il marmoreo sarcofago su cui è stato abbandonato il corpo, mentre la sua anima, con ampie volute, volteggia già lontana nel cielo verso quel
Paradiso tanto agognato. |
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