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San Girolamo, la zampa del leone
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San Girolamo è una
delle figure più rappresentative e complesse della storia della Cristianesimo. Padre e dottore della Chiesa, San Girolamo
fu teologo, biblista e tradusse in latino il testo biblico (la Vulgata);
fu segretario di Papa Damaso I e destinato a succedergli; monaco e anacoreta nel deserto siriano della
Calcide. Nel 385 d.C. lascia Roma definitivamente e si ritira a Gerusalemme in un convento dedicandosi alla studio ed alla meditazione.
Esistono due iconografie principali del santo: quella dell’anacoreta solitario
in preghiera, nel deserto o nella grotta di Betlemme,
con un crocifisso, il teschio e la pietra con cui battersi il petto in segno di
penitenza (Cosmè Tura, Antonello da Messina, Pinturicchio, Leonardo,
Dürer, Lotto); e quella del sapiente teologo, ritratto nel suo
studio-biblioteca ad attendere alla traduzione della Bibbia (Van Eyck,
Colantonio, incisione di Dürer, Antonello da Messina). In questo secondo caso viene mostrato con
abito cardinalizio e con il galero (cappello), a volte gettato in terra come segno
della sua rinuncia agli onori. In quest’ultimo contesto spesso compare un leone. La leggenda narra
che, nel monastero in Palestina ove dimorava, irruppe un leone con
una zampa ferita dalle spine, scatenando il panico nella piccola comunità.
Invece di scappare impaurito come i suoi confratelli, il santo avvicinò l'animale e lo curò; il leone si
ammansì e come per dimostrargli gratitudine gli rimase fedele fino alla sua
morte.Tra i manoscritti del suo studio, il santo tiene nella sua mano,
poggiata sul Vangelo, la zampa
dell’animale ed entrambi sono trafitti dal chiodo del sacrificio di Gesù, simbolo
di quella cristiana compassione, di
quella misericordia, di quella pietà che comprende e accumuna tutti gli esseri umani ma che si estende ben
oltre, fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi sulla Terra,
con cui gli uomini sono destinati a condividere lo stesso effimero destino. |
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