Carlo Somaschini - etcher - St.Bartholomew, the skin

incisore


San Bartolomeo, la sua pelle


 

Nel Vangelo Secondo Giovanni si racconta l’incontro tra Cristo e San Bartolomeo, chiamato nel testo Natanaele, avvenuto grazie all’amico Filippo. Vedendolo arrivare Gesù esclamò: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. San Bartolomeo chiese a Cristo come facesse a sapere chi fosse e lui rispose: ”Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Questo riconoscimento inaspettato sembra toccare nel profondo il cuore dell’uomo: da allora il pescatore di Cana diventerà apostolo ed evangelizzatore in diverse regioni orientali, dalla Mesopotamia fino in India. Finché non giunge in Armenia dove, secondo la tradizione, sarà martirizzato attraverso lo scuoiamento. Per questo nell’iconografia il suo attributo è, oltre al libro, il coltello e la sua stessa pelle (Michelangelo, Giudizio Universale), a volte portata come un mantello (statua di Marco D’Agrate).
Nell’incisione, San Bartolomeo subisce il martirio come fosse  proprio ‘quel fico’ sotto cui lo ha visto per la prima volta Cristo, forse vicino alle sponde del lago. A terra  i resti di una violenta scortecciatura, su un albero squassato da un colpo di ascia che l’ha spaccato i due parti, a testimoniare come sia stata dirompente, nella vita del Santo, la potenza della Chiamata del Salvatore e della sua Parola e come queste abbiano definitivamente cambiato la sua vita, segnandone il destino verso il martirio e la santità.