incisore
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San Bartolomeo, la sua pelle
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Nel Vangelo Secondo Giovanni si racconta l’incontro tra Cristo
e San Bartolomeo, chiamato nel testo
Natanaele, avvenuto grazie all’amico Filippo. Vedendolo arrivare Gesù esclamò:
“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è
falsità”. San Bartolomeo chiese a Cristo come facesse a sapere chi fosse
e lui rispose: ”Prima che Filippo ti
chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Questo riconoscimento
inaspettato sembra toccare nel profondo il cuore dell’uomo: da allora il
pescatore di Cana diventerà apostolo ed evangelizzatore in diverse regioni
orientali, dalla Mesopotamia fino in India. Finché non giunge in Armenia dove, secondo la tradizione, sarà martirizzato
attraverso lo scuoiamento. Per questo nell’iconografia il suo attributo è, oltre
al libro, il coltello e la sua stessa pelle (Michelangelo, Giudizio Universale), a volte portata come un mantello (statua di
Marco D’Agrate).
Nell’incisione, San
Bartolomeo subisce il martirio come fosse proprio ‘quel
fico’ sotto cui lo ha visto per la
prima volta Cristo, forse vicino alle sponde del lago. A terra i resti di una violenta scortecciatura, su un
albero squassato da un colpo di ascia che l’ha spaccato i due parti, a testimoniare come sia stata dirompente, nella vita del
Santo, la potenza della Chiamata del
Salvatore e della sua Parola e come
queste abbiano definitivamente cambiato
la sua vita, segnandone il destino verso il martirio e la santità.
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