San Pierto Martire, apparteneva all'Ordine dei Frati Predicatori,
fondato da Domenico di Guzmán, nel 1213, per combattere, in collaborazione della
Inquisizione, i movimenti ereticali e in primo luogo il Catarismo, diffusosi a partire dalla Francia
meridionale. Per sradicare questa eresia,
la Chiesa, si impegnò in una ventennale crociata (1209-1229), con una
devastante ferocia persecutoria. Una crociata combattuta tra cristiani in territorio cristiano e considerata da molti storici il primo esempio
di genocidio.
L’eresia si era intanto diffusa anche in
Italia, soprattutto in Lombardia dove era ormai
largamente radicata. Nel 1251 il Papa Innocenzo IV lo nominò
inquisitore per le città di Milano e Como, con mandato di reprimere ogni forma
ereticale. Il 6 aprile 1252, mentre Pietro si stava recando da Como a Milano,
nei pressi di un bosco a Barlassina, venne assalito da un sicario, armato dagli
eretici, che lo colpì violentemente alla testa con una roncola, uccidendolo. L’assassino si pentì del suo gesto, si rifugiò in un
convento, diventò frate domenicano ed ebbe il titolo di beato. Solo undici mesi dopo
la morte, Pietro fu proclamato santo e martire
e il suo culto, sostenuto dall’Ordine, si diffuse rapidamente in tutta Italia. L'iconografia lo raffigura di solito in abito
domenicano con un pugnale nel petto e con una roncola, suo attributo
principale, profondamente conficcata di traverso nella testa, un
dettaglio macabro che non può sfuggire all’osservatore e che lo rende subito riconoscibile
(Guercino, Bellini, Cima da Conegliano). Nell’incisione le due roncole
incrociate, marchiate dalla croce catara,
affondano le lame non nella testa del santo ma nella cupola di San Pietro,
simbolo della Chiesa Cattolica e Romana, perché quella era il vero obiettivo da
colpire per gli eretici, quella il vero nemico da combattere in quell’attentato
che fu l’ennesimo massacro di una sanguinosa crociata durata tre secoli, che
cancellò per sempre i Catari dalla
Storia. |