Carlo Somaschini - etcher - St. Hyppolytus, the  quartering

incisore


Sant'Ippolito, lo squartamento


 
 

Sant'Ippolito, sacerdote e teologo, colto e austero, visse nell'epoca della dinastia dei Severi, tra la fine del II e i primi decenni del III secolo d.C, in un'epoca di tolleranza religiosa che permise alla Chiesa di riorganizzarsi ma anche di dividersi al suo interno in funeste scissioni. Ippolito era giunto ad accusare di eresia lo stesso pontefice San Zefirino e il suo diacono Callisto. Quando quest'ultimo fu eletto Papa nel 217, Ippolito si fece eleggere alla stessa carica dai suoi accoliti, diventando di fatto il primo antipapa della storia della Chiesa. Lo scisma permase fino al pontificato di San Ponziano, quando con la fine dei Severi, nel 235 d.C, il nuovo imperatore Massimino pose fine alla politica di libertà religiosa e fece arrestare i due Papi che deportò in Sardegna, condannandoli ai lavori forzati nelle miniere. Qui Ponziano e Ippolito si riconciliarono  e furono entrambi martirizzati diventando santi.
Secondo una Passio il corpo di Sant'Ippolito fu legato a dei cavalli e trascinato nella polvere come quello di Ettore legato da Achille al suo carro, sotto le mura di Troia. Secondo altre fonti, il corpo del martire fu squartato legando mani e piedi a dei cavalli aizzati in direzioni diverse, come è rappresentato nel trittico dedicato al santo dal pittore olandese Dieric Bouts. Nella incisione, la scena del  supplizio, che avviene in una specie di arena, è rappresentata nel momento in cui il corpo disanimato di Sant'Ippolito, ridotto ad uno scarno manichino dalle vaghe sembianze umane, sta per essere definitivamente disarticolato dalla furia delle forze che lo stanno dilaniando. Solo la piccola corona d'alloro ricorda, nello strazio delle sue membra ormai irriconoscibili, il suo sacrificio per la fede e la sua eterna santità.