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Sant'Ippolito, lo squartamento
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Sant'Ippolito, sacerdote
e teologo, colto e austero, visse nell'epoca della dinastia dei Severi,
tra la fine del II e i primi decenni del III secolo d.C, in un'epoca di
tolleranza religiosa che permise alla Chiesa di riorganizzarsi ma anche
di dividersi al suo interno in funeste scissioni. Ippolito era giunto
ad accusare di eresia lo stesso pontefice San Zefirino e il suo diacono
Callisto. Quando quest'ultimo fu eletto Papa nel 217, Ippolito si fece
eleggere alla stessa carica dai suoi accoliti, diventando di fatto il primo
antipapa della storia della Chiesa. Lo scisma permase fino al
pontificato di San Ponziano, quando con la fine dei Severi, nel 235
d.C, il nuovo imperatore Massimino pose fine alla politica di libertà religiosa e fece arrestare i due Papi che deportò in
Sardegna, condannandoli ai lavori forzati nelle miniere. Qui Ponziano e
Ippolito si riconciliarono e furono entrambi martirizzati diventando santi.
Secondo una Passio il corpo di Sant'Ippolito fu legato a dei cavalli e
trascinato nella polvere come quello di Ettore legato da Achille al
suo carro, sotto le mura di Troia. Secondo altre fonti, il
corpo del martire fu squartato legando mani e piedi a dei cavalli
aizzati in direzioni diverse, come è rappresentato nel trittico
dedicato al santo dal pittore olandese Dieric Bouts. Nella
incisione, la scena del supplizio, che avviene in una specie di
arena, è rappresentata nel momento in cui il corpo disanimato di Sant'Ippolito,
ridotto ad uno scarno manichino dalle vaghe sembianze umane, sta
per essere definitivamente disarticolato dalla furia delle forze che lo
stanno dilaniando. Solo la piccola corona d'alloro ricorda, nello
strazio delle sue membra ormai irriconoscibili, il suo sacrificio per la fede e la sua
eterna santità. |
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