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Giasone e il vello d'oro

Giasone se vuole rientrare in possesso del regno paterno, usurpato dalla zio, deve sottoporsi ad una missione impossibile, imposta da quest’ultimo, che pensa in questo modo di sbarazzarsi senza sforzo del pretendente. Il favoloso vello d’oro, dalle prodigiose proprietà terapeutiche, è l’obiettivo dell’impresa nella misteriosa e remota Colchide sul Mar Nero, ai confini del mondo conosciuto. La nave Argo porterà Giasone e i cinquanta eroi che lo accompagnano (Argonauti) alla meta dopo inenarrabili peripezie.
Come Teseo, anche Giasone non potrà concludere l’impresa senza l’aiuto di una donna, in questo caso dotata però di poteri magici, Medea, che si innamora di lui, anche se è figlia del re della Colchide. E’ lei che addormenta l’enorme drago, lungo più della nave Argo, posto a guardia del tesoro tanto ricercato. E’ lei che consente una felice conclusione della perisolosa avventura.
Questo è l’epilogo più conosciuto del Mito, con l’eroe vittorioso e trionfante sia pur dopo terribili prove. Ma come accade spesso nel Mito, esiste un altro finale. Secondo un’altra versione, Giasone, il vittorioso campione di mille avventure, nel suo atto decisivo, fallisce in modo inglorioso l’impresa, soccombe e viene così inghiottito dall’orrendo drago. A salvarlo ci penserà la stessa Atena con il suo provvidenziale intervento. E’ per suo ordine che il mostro rigurgita il corpo di Giasone e ritornando in vita, dopo questo rito di passaggio, da spregiudicato avventuriero diventerà per sempre un leggendario eroe.
E’ questa la scena evocata dall’incisione. ll corpo ischeletrito di Giasone pende dalle mostruose fauci di un mostro smisurato, colto nell’atto di deporlo ai piedi del grande olivo, a cui sono appoggiati la lancia e lo scudo della Dea, la cui presenza non è necessaria per imporre la sua olimpica volontà.

















 

 

 

 

 

Presso Milano, passione di san Pietro da Verona, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, nato l’abito dallo stesso san Domenico; con ogni mezzo si impegnò nel debellare le eresie, finché fu ucciso dai suoi nemici lungo la strada per Como, proclamando fino all’ultimo respiro il simbolo della fede.